Plauso al coraggio dei due sindaci che hanno realizzato un sogno lungo almeno vent’anni: questa è l’area urbana che vogliamo! Era la seconda metà degli anni Novanta quando occupavamo i pullman dell’Amaco insieme agli studenti per portarli fino all’Unical. Oggi finalmente abbiamo visto gli autobus rossi alle pensiline: aumentare le corse e le aziende che le realizzano può andare solo a vantaggio dell’utenza, che avranno a disposizione pullman più frequenti e costi più ridotti. Continue Reading
Vita da Campus
Una chiara strumentalizzazione, per fini politici e personali, quella operata dai rappresentanti degli studenti Antonio De Tursi e Antonio Alessio sull’aggressione dei giorni scorsi a uno studente dell’Unical. Non si spiega altrimenti la loro presenza all’incontro che si è svolto fra il rettore e lo studente aggredito, né si spiegano le dichiarazioni su presunti collegamenti fra gli eventi socioculturali e di aggregazione che si svolgono la sera nell’ateneo e l’episodio accaduto.
Innocenti fino a prova contraria: ecco la nostra opinione sui 75 indagati dell’inchiesta “110 e lode” condotta dalla Procura di Cosenza nei confronti di tanti studenti e laureati dell’Unical. Garantisti senza se e senza ma, come dovrebbero essere Rettore, Preside, docenti e amministrativi che si professano ‘vicini’ agli studenti e invece li abbandonano in una vicenda così delicata. A noi sembra che il pm Tridico stia colpendo nel mucchio, tirando dentro questa mastodontica indagine anche quegli studenti che hanno conseguito la laurea con onestà e sacrificio. Alcuni hanno già raccontato al pm la loro verità, qualcuno la sta raccontando ai giornalisti, altri sfogano la propria rabbia sul web, molti sono spaventati, si affidano agli avvocati, si chiudono in silenzi amareggiati.
La parte lesa in tutta questa vicenda sono proprio gli studenti, e lesi doppiamente: una volta quando in prossimità della laurea, all’atto della ricostruzione della carriera in segreteria, hanno scoperto che l’esame (spesso più di uno) che avevano regolarmente sostenuto non risultava caricato; invece di pensare alla discussione della tesi, hanno dovuto sbattersi per tutta l’università, rintracciare il professore e registrare nuovamente, qualcuno ha dovuto rifare l’esame perché intanto il professore era cambiato, oppure ha dovuto rinviare la laurea pagando altre tasse.
La seconda lesione, più grave se possibile, quando hanno letto il proprio nome sul giornale o si sono trovati la Digos a casa, indagati perché avrebbero falsificato la propria laurea ed oggi rischiano di vedersela addirittura annullare prima che venga dimostrata la loro colpevolezza.
Lo studente è tenuto a studiare, a fare gli esami e a laurearsi, non è tenuto a controllare che docenti e impiegati facciano il proprio lavoro. Gli unici responsabili degli esami e della loro registrazione sono i docenti: una volta era il registro cartaceo, ora è il registro digitale, ma è sempre il docente a firmare. Il sistema digitale è preferibile quando il numero degli studenti si triplica (com’è successo all’Unical nell’ultimo decennio) e si triplica pure il numero degli esami (com’è successo con la riforma del 3+2). Potremmo discutere a lungo sull’opportunità per l’Unical, lievitata nell’era Latorre, di triplicare studenti ed esami, ingolfando di fatto servizi e burocrazia, ma la riflessione è un’altra: nella transizione dal vecchio al nuovo sistema si è creata una forma di registrazione ibrida ampiamente tollerata da tutti, che è il limbo nel quale ora si è andata a infilare la magistratura. Il problema era noto a tutti da tempo, erano per primi gli studenti a segnalarlo: lo sapevano i rappresentanti degli studenti, i manager didattici, l’area didattica, i docenti, i corsi di laurea, la facoltà, ma non si è fatto nulla per risolverlo.
L’università dovrebbe assumersi la responsabilità della propria disorganizzazione invece di costituirsi parte civile. Alla fine si dimostrerà che tanti fra gli indagati sono innocenti e che sono serviti da capro espiatorio per le inadempienze di altri, ma nessuno li ripagherà dell’umiliazione subita. L’immagine di un ateneo è anche l’immagine dei suoi studenti e dei suoi laureati.
Filorosso ‘95
Un moto d’orgoglio ha scosso finalmente le colline di Arcavacata. Dopo il terzo mandato ottenuto con una legge ad personam e la proroga di un anno consentita dalla legge Gelmini, difronte alla proroga bis per il Magnifico i presidi e il personale hanno ritrovato l’unità e la dignità di opporsi. Intendiamoci, siamo contenti, prima se ne va questo rettore meglio è. Ma i danni degli ultimi cinque anni saranno difficili da riparare, danni fatti anche grazie alla complicità più o meno esplicita degli stessi attori che oggi si ribellano al sovrano.
Primo danno: il Centro Residenziale. La gestione privata dei nuovi alloggi è solo l’ultimo tratto di un lungo disegno che ha portato allo smantellamento progressivo di un settore altamente competente e specializzato nella gestione diretta del diritto allo studio. Quello che era il fiore all’occhiello dell’Unical si è trasformato in un orpello, la residenzialità ha ceduto il passo al modello “casa dello studente”, dormitori senza identità vuoti di abitanti e cittadini e pieni di pendolari, appartamenti che rischiano di rimanere deserti perché il Campus non è appetibile né desiderabile da vivere per un giovane che oltre a studiare vuole conoscere altre persone, crescere e confrontarsi in un ambiente culturalmente vivace e dinamico. La mobilità dentro e verso l’Unical non è degna di un campus: autobus insufficienti, automobili ovunque e biciclette stipate in un magazzino, non un passo è stato fatto per migliorare la vivibilità.
Politiche socioculturali. Il campus è moribondo e l’amministrazione Latorre non solo non ha fatto nulla per contrastare questa tendenza ma l’ha addirittura accelerata con le sue scelte autoritarie. La demolizione l’estate scorsa del Filorosso, che per 17 anni si è adoperato per la socialità e l’aggregazione studentesca, perseguendo attivamente un modello di “comunità universitaria”, era parte integrante del disegno normalizzatore del Grande Rettore. Aspettiamo ancora di vedere inaugurare il centro di aggregazione giovanile, di cui già un anno fa il rettore annunciava l’imminente apertura: comunque inadeguato per attività che contemplino la partecipazione di oltre venti studenti, il centro resta chiuso per evidenti errori di progettazione che lo rendono impraticabile con le piogge. E mentre i teatri finalmente ultimati dopo ingenti investimenti vengono arbitrariamente affidati ai privati, il Cams non possiede neanche un telone per proiettare un film all’anfiteatro.
Il terrorismo finanziario. L’ultimo mandato del rettore Latorre è stato caratterizzato dal ritornello stonato dei tagli al FFO. Per ogni buona proposta avanzata, per ogni lavoratore sgradito, la canzoncina è stata sempre “non ci sono soldi”, salvo poi perpetrare sprechi di ogni sorta ed elargire consulenze ai dirigenti in pensione.
La coscienza studentesca. Il danno peggiore è stato l’azzeramento della coscienza studentesca, attraverso la repressione dei movimenti più radicali e il foraggiamento di pochi politicanti di mestiere lontanissimi dal rappresentare le istanze degli studenti. Per l’obbedienza prestata costoro oggi godono di favori personali noti a tutti, come l’assunzione a tempo indeterminato dei congiunti più prossimi o addirittura di se stessi.
La democrazia. Auspichiamo che il nuovo rettore metta mano con urgenza alle storture contenute nel nuovo Statuto, prima fra tutte la nomina del CDA, prevedendo piuttosto una sua democratica elezione. Purtroppo non sarà sufficiente questo per tornare al clima di confronto dialettico e costruttivo che caratterizzava l’Unical dalla sua nascita. Il familismo che pervade i cubi è un dato con il quale bisognerà misurarsi a prescindere da chi sarà il nuovo rettore. La decisione del Senato apre uno spiraglio su una realtà carica di astio e sofferenza. La prepotenza, la minaccia e l’insulto che hanno caratterizzato gli ultimi anni dell’era Latorre dovranno essere banditi dai luoghi della formazione e della cultura.
Ognuno dovrà fare la sua parte affinchè l’ateneo più grande della regione torni ad essere riferimento culturale per tutti i calabresi e non solo. Perchè l’Università torni ad essere un bene comune non serve un uomo solo al comando ma la partecipazione attiva di tutti i suoi protagonisti, dagli studenti ai docenti, dai dipendenti alle associazioni. E noi continueremo a fare la nostra parte.
Filorosso 1995
Il 2012 si apre con una buona notizia: Roberto Benigni riceverà la laurea honoris causa in filologia moderna il 17 gennaio all’Università della Calabria. Si preannuncia un grande evento anche perché il nostro ateneo compie i suoi primi 40 anni di vita: un’istituzione che rappresenta una delle positività della Calabria ed è strumento di cultura e di emancipazione per migliaia di calabresi, ha tante buone ragioni per festeggiare.
Coscienti dell’importanza di questa giornata proponiamo che sia veramente una festa per tutta la comunità universitaria e non la solita passarella per selezionati docenti, dipendenti ed autorità locali lasciando difatto esclusi i principali protagonisti dell’unical che sono gli studenti. E’ per questo che proponiamo che la manifestazione abbia luogo nello spazio antistante l’Aula Magna, con relativo palco coperto per garantire lo svolgimento eventualmente anche in caso di pioggia, in modo da fare partecipare migliaia di persone e per fare in modo che davvero il 17 gennaio rappresenti un momento di condivisione e partecipazione della comunità universitaria tutta.
Sulla fattività di tale proposta ricordiamo che non più di 3 anni fa sia il “grande rettore” Latorre che il preside Perrelli ebbero modo di parlare e partecipare ad una pubblica assemblea con la presenza di circa 5.000 studenti. Siamo sicuri che nonostante le ultime derive autoritarie del nostro Rettore, non mancherà fra docenti, dipendenti e studenti la giusta sensibilità per sostenere la nostra proposta e fare in modo che il conferimento della laurea al grande Benigni e la successiva performance siano aperte a tutti e non diventino l’ennesimo evento ‘privato’ come tanti altri in passato.
Filorosso ‘95